Home » Articoli » Formazione Ministeri Istituiti – secondo ciclo

Formazione Ministeri Istituiti – secondo ciclo

di Segreteria Percorsi

Al sabato mattina, don Mario Aversano e don Michele Roselli hanno imbastito le linee cardine di questo cammino biennale. Il «gruppo che si mette in ricerca insieme» è chiamato a rileggere la presenza della Chiesa sul territorio, a ripensare le comunità, ad assumere la corresponsabilità dell’annuncio che consiste nel lasciarsi ingaggiare per vivere il discepolato, anche come agenti di trasformazione culturale.

“Sfide e opportunità della vita credente” è il titolo della relazione di don Michele Roselli. Risponde alla domanda di Tillard, «non siamo gli ultimi credenti»; di fronte all’uscita dalla cristianità (e non dal cristianesimo), si chiede «come la Chiesa accompagni il cammino di fede delle donne e degli uomini di oggi». Impossibile sostenere ancora il 97% di catechisti impegnati per passare «tutto il cristianesimo ai bambini dai 6 ai 14 anni», “disponiamo di poche risorse per incontrare adulti e giovani. Si rende indispensabile un cambiamento di rotta” (Repole). Si assiste al processo di “esculturazione” della fede, «non fa più parte delle evidenze culturali». Eppure si può diventare credenti come «scelta libera da rifare continuamente in un contesto pluralistico». Viene chiesto di «onorare la varietà di modi in cui essere credenti». Nel quadro di Van Gogh “Seminatore al tramonto” «c’è una possibilità di cielo gettato sulla terra», come testimonia il rovesciamento di colori (giallo oro in alto e azzurro in basso). «Noi possiamo favorire le condizioni perché donne e uomini di oggi riconoscano l’azione del seminatore». Riprende infine la metafora del dilemma dell’aragosta (De Matteis), la chiesa è posta di fronte alla tentazione di mantenersi al caldo del guscio oppure di esporsi alla fragilità, al rischio di rimanere nuda, all’aprirsi a spazi di ripensamento e di dialogo.

I gruppi di lavoro rielaborano l’immagine di una chiesa aperta ed accogliente con la metafora dell’ostello, una chiesa sulla strada del pellegrinaggio. Nella preghiera serale, Monica Savian rilegge l’episodio di Bartimeo (Mc 10) evidenziando il ruolo della comunità nell’accogliere «il grido di fiducia, il suo bisogno di guarigione», Bartimeo non si è fatto sfuggire la luce. La domenica mattina si parla di competenze trasversali, pedagogiche e formative alla base del trittico richiesto ai ministri istituiti, “coordinare, attivare, animare”. Gabriella Damilano riprende quanto emerge dai gruppi sull’ospitalità come sospensione del giudizio e sulla reciprocità, la curiosità autentica, «l’altro può essere motivo di meraviglia», l’empatia si declina come rispetto paziente della libertà dell’altro.

A tavola, nelle pause caffè o nella passeggiata in cima alla collinetta sovrastante Villa San Pietro dove si erge una statua della Vergine, iniziano a rinsaldarsi legami, ci si scambia notizie dalle parrocchie e dalla vita personale, perché non bisogna solo “savoir faire” ma soprattutto occorre “savoir être”.

Piergiacomo Oderda

Ti potrebbe interessare

Lascia un commento

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.